PORTOSALVO - PISCIOTTA Circolo Nautico Portosalvo "Girolamo Vitolo" A.S.D.
Home Novitą Eventi Pagine Contatti

Convegno 'LA SICUREZZA IN MARE'
Circolo Nautico Portosalvo
Marina di Pisciotta, 18 giugno 2011

La Sicurezza in mare

Intervento del dott. Aniello Cuomo
Capitano di Vascello

La Sicurezza

Il concetto di sicurezza è strettamente legato al concetto di pericolo e rischio
Il pericolo presuppone l’esistenza di una sorgente causativa di probabili potenziali danni a persone o cose. La sorgente causativa di danni a persone o cose può essere individuata in una sostanza naturale, un prodotto, un bene naturale o artificiale (sia per le proprie  intrinseche caratteristiche, sia  per la particolare condizione in cui si venga a trovare) un evento naturale, una situazione, un  insieme di circostanze.

Il rischio è costituito dalla probabilità più o meno elevata che un fatto dannoso accada in conseguenza dell’esposizione al pericolo.
Anche in presenza di pericoli, quindi, si potrebbe essere al sicuro da rischi, qualora non vi sia esposizione al rischio (volontaria o involontaria).
La sicurezza quindi non è altro che l’insieme delle cautele; delle regole tecniche;  delle regole di comune esperienza; imposte o meno in provvedimenti normativi, che eliminino i rischi, laddove sia umanamente possibile; ne limitino la percentuale (riducendo le probabilità che l’evento si verifichi); ne riducano gli effetti dannosi: il rischio non è dato soltanto dalla probabilità più o meno elevata che l’evento accada, ma anche dalla gravità del danno che ad esso consegua.

La Sicurezza in Mare

Ma cos’è la sicurezza in mare? Un insieme di precetti normativi? Un insieme di norme tecniche?
Un insieme di regole marinaresche dovute all’esperienza?
Quali  sono i principi e gli obiettivi che si pone la sicurezza della navigazione:  la salvaguardia della vita umana in mare e la tutela dell’ambiente  marino  ?
A chi sono rivolte le suddette regole : ai bagnanti; ai diportisti; a coloro che  effettuano la navigazione per scopi commerciali o  scientifici  od istituzionali?
A tutte queste domande si può dare una risposta affermativa.
Ma ciò non basta e non può bastare a far comprendere il messaggio che si vuole lanciare, che presuppone un ragionamento più articolato.

La dignità dell’uomo di mare

L’uomo sin dalle proprie origini è sempre stato curioso di nuove esperienze  e pronto a rischiare per appagare il suo desiderio di conoscenza, anche  misurandosi con le forze della natura.
Le esigenze di sopravvivenza (pesca) il desiderio ardente di nuove esperienze e della scoperta di nuove terre, la necessità del trasporto di  beni e persone sulle vie d’acqua,   ha spinto l’uomo sul mare, elemento sconosciuto ed imprevedibile, affrontato,  affidandosi unicamente al fato, con consapevole  rischio della vita  che  veniva ineluttabilmente legata alla sorte del legno.
Prima che si affermassero nella civiltà moderna i valori della  personalità e della dignità umana, l’attenzione era rivolta soprattutto alla robustezza del legno ed  alla sua capacità di navigare, le prime regole di sicurezza erano dettate dall’egoismo mercantile di salvaguardare il carico
La persona che affrontava il mare correva un rischio enorme che nessuno cercava di attenuare.
Il carico era ritenuto più prezioso della vita di un marinaio:
    “ perso un marinaio è facile trovarne un altro, persa la nave tutto è perduto”
Questa aberrante conclusione era tipica della filosofia precedente all’ affermazione dei valori della dignità umana.
Dignità  significa eccellenza, nobiltà, valore: la vita è preziosa in quanto tale.
Dignità dell’essere umano è un valore culturale che fonda tutti gli altri valori, compresi quelli etici, nonché tutti i diritti a lui riconosciuti, perché  la dignità umana nasce con l’essere umano.

La necessità di imporre norme uniformi per la sicurezza in mare

Le prime norme di diritto uniforme in materia di salvaguardia della vita umana in mare vengono emanate in conseguenza delle grandi tragedie del mare.
Negli anni dal 1833 al 1835  persero la vita in media 890 persone all’anno. Nel gennaio del 1843, in pochi giorni ben 240 navi affondarono e più di 500 persone morirono. Il ritmo delle perdite assunse, alla fine del secolo, proporzioni impressionanti evidenziate dalla  relazione dei Bulkheads Committee del 1912, pochi giorni prima della catastrofe del Titanic.
L’ affondamento del Titanic avvenuto nel 1912 causò la morte di 1498 persone. I superstiti furono 703.
Tale disastro fece cadere le barriere nazionali ancora opposte al movimento di unificazione internazionale delle norme per la sicurezza.
Fu stipulata una convenzione internazionale tra 16 paesi  che non entrò in vigore per lo scoppio della 1^ guerra mondiale
Dopo la fine della guerra gli studi vennero ripresi e  a seguito di  notevole approfondimento, 18 stati sottoscrissero a Londra , una nuova convenzione, nel 1929.
 La Convenzione fu approvata in Italia con legge n.718 del 31.03.38 ed entrò in vigore il 30.06.1938.
Dopo un secondo e più travagliato periodo bellico le flotte mercantili avevano maturato una tale esperienza  da far considerare necessaria una revisione delle norme.
Si indisse quindi una nuova Conferenza per la salvaguardia della vita umana in mare, a Londra nel 1948.
In quell'occasione fu anche fondata l'IMCO (Intergovernment Marittime Consultive Organization ) a cui venne inizialmente affidato il compito della revisione delle norme a tutela della vita umana in mare, nonché l'aggiornamento del codice internazionale dei segnali.
La convenzione entrò in vigore alla fine del1952, ma ben presto una nuova sciagura funestò i mari.
Il 25 luglio 1956 L’Andrea Doria entra in collisione con la nave “Stockholm” ed affonda. Su 1076 persone, ne morirono cinquanta.
Nel 1958, l'I.M.C.O coordinò la convocazione e lo svolgimento di una nuova conferenza, la quarta Conferenza internazionale per la salvaguardia della vita umana in mare, che venne discussa dal 17 maggio 1960 al 17 giugno, data della firma.
La Conferenza fu necessaria a causa dell' enorme sviluppo che aveva avuto la cantieristica navale e l'affondamento dell' Andrea Doria contribuì senz' altro a fare rivedere le norme di sicurezza.
Alla Conferenza parteciparono 46 paesi marittimi compresi quelli del terzo mondo
L'aggiornamento tecnico di quanto previsto per la convenzione venne affidato all'I.M.C.O., ed in particolare al Central Safety Maritime Comitee.
La quinta Conferenza internazionale fu discussa a Londra il 1 novembre 1974 con la partecipazione di 70 paesi ed è nota come Convenzione Internazionale per la Salvaguardia della vita Umana in Mare (SOLAS 74) .
In Italia è entrata in vigore 11.09.1980 essendo stata ratificato con legge 313 del 23/05/80.
Il principio fondamentale di tutte le norme di sicurezza è la salvaguardia della vita umana in mare a cui vengono oggi associati i principi volti a tutelare l’ambiente marino e costiero e l’ecosistema.

Il Turismo Balneare ed il Diporto Nautico

Con il secondo dopoguerra nasce l’epoca del turismo di massa e si moltiplicano a dismisura i potenziali fruitori di questa esperienza.  Gli elementi alla base del fenomeno sono costituiti dal progressivo benessere economico e sociale, contestuale al progresso tecnologico che permette di non solo di abbassare i costi dei mezzi di  trasporto tradizionali, per lo più pubblici,  ma di poter usufruire di nuovi mezzi privati di trasporto; da nuove conquiste sociali, quali la generalizzazione delle ferie retribuite; il cambiamento dei paradigmi culturali.
Sempre più persone raggiungono per trascorrervi le proprie vacanze le località di mare e sempre più aumentano le attività ludiche che ivi si svolgono.
Il numero delle persone che si dedicano ai bagni di mare ed  al diporto nautico aumenta in maniera esponenziale. Nascono nuovi sport nautici. Sempre più persone, superando gli atavici timori, cominciano a mettere la testa sott’acqua e tendono a spingersi sempre più giù per esplorare i fondali marini: nasce la subacquea sportiva.
Nasce l’esigenza di introdurre elementi di  educazione per un corretto  e sicuro rapporto con il mare e di elaborare  ed imporre regole di sicurezza anche per chi non va in mare per necessità di lavoro.
Il concetto di sicurezza in mare si dilata sempre di più. La salvaguardia della vita umana e la tutela dell’ambiente marino e costiero restano le stelle polari  per l’emanazione di regole e norme necessarie al raggiungimento dello scopo. L’attenzione viene rivolta anche alla balneazione, agli sport nautici, al diporto nautico, alla subacquea.

Il Mare come elemento naturale di meditazione e riflessione

…attraverso questa distesa, che si schiude davanti agli occhi dell’uomo che sta sulla costa, poi davanti agli occhi del navigatore tra gli spazi marittimi, passa la via che conduce verso vari luoghi del mondo, verso paesi e continenti, verso molti popoli e nazioni. La chiamata da parte del mare coincide con le sorti di tutte le terre abitate. Esso non solo separa le terre e le tiene divise, lontane, ma anche le unisce. Sì. Il mare parla agli uomini del bisogno di cercarsi vicendevolmente, del bisogno dell’incontro e della collaborazione. Del bisogno della solidarietà, interumana ed internazionale.”
L’immensità dell’acqua, quasi più uniforme delle superfici terrestri. Lo spazio disabitato ed inabitabile, e allo stesso tempo uno spazio ampiamente aperto, che chiama l’uomo. Chiama gli uomini, chiama le nazioni. Coloro che ascoltano questa voce sono conosciuti come uomini di mare.”

Il mare offre all’uomo della terra ferma prospettive di sconfinata lontananza, prospettive di profondità delle acque marine, prospettive di libertà! L’uomo, nella vastità del mare, si sente libero, liberato dai condizionamenti creati dalla vita sulla terra ferma, e allo stesso tempo sottoposto alle esigenze di un nuovo elemento. Mobilitato per una nuova responsabilità.
Il mare è tra le realtà della natura che più parlano all’animo umano, chiamandolo a guardare oltre, a elevarsi in alto.    
Il mare . . . parla all’uomo con un linguaggio particolare. È, prima di tutto, il linguaggio di ciò che è sconfinato… Esso parla senza parole, parla con il linguaggio della distesa sconfinata, e parla con il linguaggio della profondità.
     .
… L’uomo della civiltà contemporanea è minacciato dalla malattia della superficialità, dal pericolo dell’appiattimento. Bisogna lavorare per riacquistare la profondità; quella profondità che è propria dell’essere umano; quella profondità che sfida la sua mente ed il suo cuore, così come sfida il mare. È la profondità della verità e della libertà, della giustizia e dell’amore; la profondità della pace.”
Quante tragedie familiari provoca il mare!...Il mare permette di comprendere meglio la debolezza umana e la onnipotenza di Dio, di scorgere il valore della terra, il bisogno della presenza di un altro uomo, di apprezzare il legame familiare ed il valore della comunità…”
La potenza e la vastità incommensurabile del mare facilita il contatto con Dio. È conosciuto il detto: “Chi non sa pregare, vada sul mare”!

Le regole per la  sicurezza in mare come obbligo morale

“Non son d’oggi, non di ieri, vivono sempre, nessuno sa quando comparvero né di dove. E a violarle non poteva indurmi la paura di nessuno fra gli uomini, per poi renderne conto agli dei”
E’ la difesa di Antigone dall’accusa di  aver seppellito il cadavere di suo fratello nonostante un editto  ne avesse vietato la sepoltura. Antigone richiama le leggi divine, le leggi del diritto naturale che prevalgono su ogni legge umana.
“C’è una legge che gli uomini non hanno forse ancora ben scritta nei loro codici, ma che è scritta nel loro cuore. Una gran parte dell’umanità la chiama legge di Dio, l’altra parte la chiama la legge della Coscienza. Quelli che non credono né nell’una né nell’altra non sono che una minoranza malata.” E’ quanto scrive  Don Milani per affermare il prevalere della leggi della coscienza.
Questi brevi  spunti  potrebbe condurre ad  un lungo difficile e controverso dibattito filosofico- giuridico, ciò che invece si intende sostenere è che regole a tutela della vita umana in mare debbano essere sentite come una sorta di diritto naturale e che poco importi che esse siano contenute o meno in precetti normativi, per la cui violazione siano previste sanzioni più o meno gravi. Ciò che è importante e che ciascuno di noi le senta come un obbligo morale dal quale non ci si possa esimere e che esse siano la sintesi ed il corollario delle considerazioni etiche, morali  e spirituali che il mare è riuscito a suscitare in animi così nobili e sensibili, come quello dell’autore dei pensieri precedentemente riportati che rappresenta uno dei più grandi personaggi del nostro secolo.

La Poesia del Mare

'O mare fa paura
Accussì dice 'a ggente
guardanno 'o mare calmo,
calmo cumme na tavula.
E dice 'o stesso pure
dint' 'e gghiurnate 'e vierno
quanno 'o mare
s'aiza,
e l'onne saglieno
primm' a palazz' 'e casa
e pò a muntagne.
Vergine santa...
scanza 'e figlie 'e mamma!

Certo,
pè chi se trova
cu nu mare ntempesta
e perde 'a vita,
fa pena.
e ssongo 'o primmo
a penzà ncapo a me:
"Che brutta morte ha fatto
stu pover'ommo,
e che mumento triste c'ha passato".
Ma nun è muorto acciso.
È muorto a mmare.
'O mare nun accide.
'O mare è mmare,
e nun 'o sape ca te fa paura.

Io quanno 'o sento... 
specialmente 'e notte
quanno vatte 'a scugliera
e caccia 'e mmane...
migliara 'e mane
e braccia
e ggamme
e spalle...
arraggiuso cumm'è
nun se ne mporta
ca c' 'e straccia 'a scugliera
e vveco ca s' 'e ttira
e se schiaffea
e caparbio,
mperruso,
cucciuto,
'e caccia n'ata vota
e s'aiuta c' 'a capa
'e spalle
'e bracce
ch' 'e piede
e cu 'e ddenoccie
e ride
e chiagne
pecché vulesse 'o spazio pè sfucà...
Io quanno 'o sento,
specialmente 'e notte,
cumme stevo dicenno,
nun è ca dico:
"'O mare fa paura",
ma dico:
"'O mare sta facenno 'o mare".

Eduardo de Filippo

Torna alla pagina del Convegno 'LA SICUREZZA IN MARE'