La Sicurezza in mare
Intervento del dott. Aniello Cuomo
Capitano di Vascello
  La Sicurezza
    Il concetto di sicurezza è strettamente legato al concetto di pericolo e  rischio
    Il pericolo presuppone l’esistenza di una sorgente causativa di probabili  potenziali danni a persone o cose. La sorgente causativa di danni a persone o  cose può essere individuata in una sostanza naturale, un prodotto, un bene  naturale o artificiale (sia per le proprie   intrinseche caratteristiche, sia   per la particolare condizione in cui si venga a trovare) un evento  naturale, una situazione, un  insieme di  circostanze.
  Il rischio è costituito dalla probabilità più o meno elevata che un fatto  dannoso accada in conseguenza dell’esposizione al pericolo.
    Anche in presenza di pericoli, quindi, si potrebbe essere al sicuro da  rischi, qualora non vi sia esposizione al rischio (volontaria o involontaria).
    La sicurezza quindi non è  altro che l’insieme delle cautele; delle regole tecniche;  delle regole di comune esperienza; imposte o  meno in provvedimenti normativi, che eliminino i rischi, laddove sia umanamente  possibile; ne limitino la percentuale (riducendo le probabilità che l’evento si  verifichi); ne riducano gli effetti dannosi: il rischio non è dato soltanto dalla  probabilità più o meno elevata che l’evento accada, ma anche dalla gravità del  danno che ad esso consegua.
  
La Sicurezza in Mare
    Ma cos’è la sicurezza in  mare?  Un insieme di precetti normativi?  Un insieme di norme tecniche? 
    Un insieme di regole  marinaresche dovute all’esperienza? 
    Quali  sono i principi e gli obiettivi che si pone  la sicurezza della navigazione:  la  salvaguardia della vita umana in mare e la tutela dell’ambiente  marino   ? 
    A chi sono rivolte le  suddette regole : ai bagnanti; ai diportisti; a coloro che  effettuano la navigazione per scopi  commerciali o  scientifici  od istituzionali? 
    A tutte queste domande si  può dare una risposta affermativa. 
    Ma ciò non basta e non può  bastare a far comprendere il messaggio che si vuole lanciare, che presuppone un  ragionamento più articolato. 
  
La  dignità dell’uomo di mare
    L’uomo sin dalle proprie  origini è sempre stato curioso di nuove esperienze  e pronto a rischiare per appagare il suo  desiderio di conoscenza, anche   misurandosi con le forze della natura. 
    Le esigenze di  sopravvivenza (pesca) il desiderio ardente di nuove esperienze e della scoperta  di nuove terre, la necessità del trasporto di   beni e persone sulle vie d’acqua,    ha spinto l’uomo sul mare,  elemento sconosciuto ed imprevedibile, affrontato,  affidandosi unicamente al fato, con  consapevole  rischio della vita  che   veniva ineluttabilmente legata alla sorte del legno.
    Prima che si affermassero  nella civiltà moderna i valori della   personalità e della dignità umana, l’attenzione era rivolta soprattutto alla  robustezza del legno ed  alla sua  capacità di navigare, le prime regole di sicurezza erano dettate dall’egoismo  mercantile di salvaguardare il carico 
    La persona che affrontava  il mare correva un rischio enorme che nessuno cercava di attenuare.
    Il carico era ritenuto più  prezioso della vita di un marinaio: 
      “ perso un marinaio è facile trovarne un  altro, persa la nave tutto è perduto” 
    Questa aberrante  conclusione era tipica della filosofia precedente all’ affermazione dei valori  della dignità umana. 
    Dignità  significa eccellenza, nobiltà, valore: la  vita è preziosa in quanto tale. 
    Dignità dell’essere umano  è un valore culturale che fonda tutti gli altri valori, compresi quelli etici,  nonché tutti i diritti a lui riconosciuti, perché  la dignità umana nasce con l’essere umano.
  
La necessità di imporre  norme uniformi per la sicurezza in mare
    Le prime norme di diritto  uniforme in materia di salvaguardia della vita umana in mare vengono emanate in  conseguenza delle grandi tragedie del mare. 
    Negli anni dal 1833 al  1835  persero la vita in media 890  persone all’anno. Nel gennaio del 1843, in pochi giorni ben 240 navi affondarono  e più di 500 persone morirono. Il ritmo delle perdite assunse, alla fine del  secolo, proporzioni impressionanti evidenziate dalla  relazione dei Bulkheads Committee del 1912,  pochi giorni prima della catastrofe del Titanic.
  L’ affondamento del Titanic avvenuto nel 1912 causò  la morte di 1498 persone. I superstiti furono 703.
    Tale disastro fece cadere le barriere nazionali  ancora opposte al movimento di unificazione internazionale delle norme per la  sicurezza. 
    Fu stipulata una convenzione internazionale tra 16  paesi  che non entrò in vigore per lo  scoppio della 1^ guerra mondiale
    Dopo la fine della guerra  gli studi vennero ripresi e  a seguito  di  notevole approfondimento, 18 stati  sottoscrissero a Londra , una nuova convenzione, nel 1929. 
   La   Convenzione fu  approvata in Italia con legge n.718 del 31.03.38 ed entrò in vigore il  30.06.1938. 
    Dopo un secondo e più  travagliato periodo bellico le flotte mercantili avevano maturato una tale  esperienza  da far considerare necessaria  una revisione delle norme. 
    Si indisse quindi una  nuova Conferenza per la salvaguardia della vita umana in mare, a Londra nel  1948. 
    In quell'occasione fu  anche fondata l'IMCO (Intergovernment Marittime Consultive Organization ) a cui  venne inizialmente affidato il compito della revisione delle norme a tutela  della vita umana in mare, nonché l'aggiornamento del codice internazionale dei  segnali. 
    La convenzione entrò in  vigore alla fine del1952, ma ben presto una nuova sciagura funestò i mari. 
    Il 25 luglio 1956 L’Andrea  Doria entra in collisione con la nave “Stockholm” ed affonda. Su 1076 persone,  ne morirono cinquanta.
    Nel 1958, l'I.M.C.O coordinò la  convocazione e lo svolgimento di una nuova conferenza, la quarta Conferenza  internazionale per la salvaguardia della vita umana in mare, che venne discussa  dal 17 maggio 1960 al 17 giugno, data della firma. 
    La Conferenza fu necessaria a causa dell' enorme sviluppo che  aveva avuto la cantieristica navale e l'affondamento dell' Andrea Doria  contribuì senz' altro a fare rivedere le norme di sicurezza. 
    Alla Conferenza  parteciparono 46 paesi marittimi compresi quelli del terzo mondo 
    L'aggiornamento tecnico di  quanto previsto per la convenzione venne affidato all'I.M.C.O., ed in  particolare al Central Safety Maritime Comitee. 
    La quinta Conferenza  internazionale fu discussa a Londra il 1 novembre 1974 con la partecipazione di  70 paesi ed è nota come Convenzione Internazionale per la Salvaguardia della  vita Umana in Mare (SOLAS 74) .
    In Italia è entrata in  vigore 11.09.1980 essendo stata ratificato con legge 313 del 23/05/80. 
    Il principio fondamentale  di tutte le norme di sicurezza è la salvaguardia della vita umana in mare a cui  vengono oggi associati i principi volti a tutelare l’ambiente marino e costiero  e l’ecosistema. 
  
Il  Turismo Balneare ed il Diporto Nautico
    Con il secondo dopoguerra nasce l’epoca del turismo di massa e si  moltiplicano a dismisura i potenziali fruitori di questa esperienza.  Gli elementi alla base del fenomeno sono  costituiti dal progressivo benessere economico e sociale, contestuale al  progresso tecnologico che permette di non solo di abbassare i costi dei mezzi  di  trasporto tradizionali, per lo più  pubblici,  ma di poter usufruire di nuovi  mezzi privati di trasporto; da nuove conquiste sociali, quali la  generalizzazione delle ferie retribuite; il cambiamento dei paradigmi  culturali.
    Sempre più persone raggiungono per trascorrervi le proprie vacanze le  località di mare e sempre più aumentano le attività ludiche che ivi si  svolgono.
    Il numero delle persone che si dedicano ai bagni di mare ed  al diporto nautico aumenta in maniera  esponenziale. Nascono nuovi sport nautici. Sempre più persone, superando gli  atavici timori, cominciano a mettere la testa sott’acqua e tendono a spingersi  sempre più giù per esplorare i fondali marini: nasce la subacquea sportiva.
    Nasce l’esigenza di introdurre elementi di  educazione per un corretto  e sicuro rapporto con il mare e di  elaborare  ed imporre regole di sicurezza  anche per chi non va in mare per necessità di lavoro.
    Il concetto di sicurezza in mare si dilata sempre di più. La salvaguardia  della vita umana e la tutela dell’ambiente marino e costiero restano le stelle  polari  per l’emanazione di regole e  norme necessarie al raggiungimento dello scopo. L’attenzione viene rivolta  anche alla balneazione, agli sport nautici, al diporto nautico, alla subacquea.
  
Il Mare come elemento  naturale di meditazione e riflessione
  …attraverso questa distesa, che si schiude davanti  agli occhi dell’uomo che sta sulla costa, poi davanti agli occhi del navigatore  tra gli spazi marittimi, passa la via che conduce verso vari luoghi del mondo,  verso paesi e continenti, verso molti popoli e nazioni. La chiamata da parte  del mare coincide con le sorti di tutte le terre abitate. Esso non solo separa  le terre e le tiene divise, lontane, ma anche le unisce. Sì. Il mare parla agli  uomini del bisogno di cercarsi vicendevolmente, del bisogno dell’incontro e  della collaborazione. Del bisogno della solidarietà, interumana ed  internazionale.” 
    L’immensità dell’acqua,  quasi più uniforme delle superfici terrestri. Lo spazio disabitato ed  inabitabile, e allo stesso tempo uno spazio ampiamente aperto, che chiama  l’uomo. Chiama gli uomini, chiama le nazioni. Coloro che ascoltano questa voce  sono conosciuti come uomini di mare.” 
  
Il mare offre all’uomo della terra ferma prospettive  di sconfinata lontananza, prospettive di profondità delle acque marine,  prospettive di libertà! L’uomo, nella vastità del mare, si sente libero,  liberato dai condizionamenti creati dalla vita sulla terra ferma, e allo stesso  tempo sottoposto alle esigenze di un nuovo elemento. Mobilitato per una nuova  responsabilità.
    Il mare è tra le realtà della natura che più parlano all’animo umano,  chiamandolo a guardare oltre, a elevarsi in alto.    
  Il mare . . . parla all’uomo con un  linguaggio particolare. È, prima di tutto, il linguaggio di ciò che è  sconfinato… Esso parla senza parole, parla con il linguaggio  della distesa sconfinata, e parla con il linguaggio della profondità.
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  … L’uomo della civiltà contemporanea è minacciato  dalla malattia della superficialità, dal pericolo dell’appiattimento. Bisogna  lavorare per riacquistare la profondità; quella profondità che è propria  dell’essere umano; quella profondità che sfida la sua mente ed il suo cuore,  così come sfida il mare. È la profondità della verità e della libertà, della  giustizia e dell’amore; la profondità della pace.”
    Quante tragedie familiari provoca il mare!...Il mare  permette di comprendere meglio la debolezza umana e la onnipotenza di Dio, di  scorgere il valore della terra, il bisogno della presenza di un altro uomo, di  apprezzare il legame familiare ed il valore della comunità…”
    La potenza e la vastità incommensurabile del mare  facilita il contatto con Dio. È conosciuto il detto: “Chi non sa pregare, vada  sul mare”!
  
Le  regole per la  sicurezza in mare come  obbligo morale
  “Non son d’oggi, non di ieri, vivono sempre, nessuno  sa quando comparvero né di dove. E a violarle non poteva indurmi la paura di  nessuno fra gli uomini, per poi renderne conto agli dei”
    E’ la difesa di Antigone dall’accusa di  aver seppellito il cadavere di suo fratello  nonostante un editto  ne avesse vietato  la sepoltura. Antigone richiama le leggi divine, le leggi del diritto naturale  che prevalgono su ogni legge umana.
  “C’è una legge che gli uomini non hanno forse ancora  ben scritta nei loro codici, ma che è scritta nel loro cuore. Una gran parte  dell’umanità la chiama legge di Dio, l’altra parte la chiama la legge della  Coscienza. Quelli che non credono né nell’una né nell’altra non sono che una  minoranza malata.” E’ quanto scrive  Don  Milani per affermare il prevalere della leggi della coscienza.
  Questi brevi   spunti  potrebbe condurre ad  un lungo difficile e controverso dibattito  filosofico- giuridico, ciò che invece si intende sostenere è che regole a  tutela della vita umana in mare debbano essere sentite come una sorta di  diritto naturale e che poco importi che esse siano contenute o meno in precetti  normativi, per la cui violazione siano previste sanzioni più o meno gravi. Ciò  che è importante e che ciascuno di noi le senta come un obbligo morale dal  quale non ci si possa esimere e che esse siano la sintesi ed il corollario  delle considerazioni etiche, morali  e  spirituali che il mare è riuscito a suscitare in animi così nobili e sensibili,  come quello dell’autore dei pensieri precedentemente riportati che rappresenta  uno dei più grandi personaggi del nostro secolo.
  
 
 
La  Poesia del Mare
    'O mare fa  paura
    Accussì dice 'a ggente
    guardanno 'o mare calmo,
    calmo cumme na tavula.
    E dice 'o stesso pure
    dint' 'e gghiurnate 'e vierno
    quanno 'o mare
    s'aiza,
    e l'onne saglieno
    primm' a palazz' 'e casa
    e pò a muntagne.
    Vergine santa...
    scanza 'e figlie 'e mamma!
  
    Certo,
    pè chi se trova
    cu nu mare ntempesta
    e perde 'a vita,
    fa pena.
    e ssongo 'o primmo
    a penzà ncapo a me:
  "Che brutta morte ha fatto
    stu pover'ommo,
    e che mumento triste c'ha passato".
    Ma nun è muorto acciso.
  È muorto a mmare.
    'O mare nun accide.
    'O mare è mmare,
    e nun 'o sape ca te fa paura.
  
    Io quanno 'o sento... 
    specialmente 'e notte
    quanno vatte 'a scugliera
    e caccia 'e mmane...
    migliara 'e mane
    e braccia
    e ggamme
    e spalle...
    arraggiuso cumm'è
    nun se ne mporta
    ca c' 'e straccia 'a scugliera
    e vveco ca s' 'e ttira
    e se schiaffea
    e caparbio,
    mperruso,
    cucciuto,
    'e caccia n'ata vota
    e s'aiuta c' 'a capa
    'e spalle
    'e bracce
    ch' 'e piede
    e cu 'e ddenoccie
    e ride
    e chiagne
    pecché vulesse 'o spazio pè sfucà...
    Io quanno 'o sento,
    specialmente 'e notte,
    cumme stevo dicenno,
    nun è ca dico:
  "'O mare fa paura",
    ma dico:
  "'O mare sta facenno 'o mare".
  Eduardo de Filippo